Sabato della prima settimana di Avvento: Ancora Giona: parlare chiaramente a Dio
Presenza
Mi metto alla Tua presenza, o Dio. Fa’ che io possa sempre prendermi del tempo per percepire il mondo e gioire
della bellezza che Tu hai creato per il mio piacere.
Scrittura
Giona 3:10; 4:1-10
Quando Dio vide quello che fecero, come si allontanarono dalle loro vie malvagie, Dio cambiò idea sulla calamità che aveva detto che avrebbe portato su di loro, e non la fece…
Ma questo dispiacque molto a Giona, che si arrabbiò. Pregò il Signore e disse: “O Signore! Non è forse questo che ho detto quando ero ancora nel mio paese? È per questo che all’inizio sono fuggito a Tarshish, perché sapevo che tu sei un Dio benevolo e misericordioso, lento all’ira, ricco di amore incrollabile e che rinuncia a punire. E ora, o Signore, ti prego di togliermi la vita, perché è meglio per me morire che vivere”. E il Signore disse: “È giusto che tu ti arrabbi?”. Allora Giona uscì dalla città, si sedette a est della città e vi costruì una capanna. Si sedette sotto di essa all’ombra, aspettando di vedere che cosa sarebbe stato della città.
Il Signore Dio fece sorgere un cespuglio e lo fece salire sopra Giona, per fargli ombra sulla testa, per salvarlo dal suo disagio, così Giona fu molto contento del cespuglio. Ma quando spuntò l’alba del giorno successivo, Dio fece sorgere un verme che attaccò il cespuglio e lo fece appassire. Quando il sole sorse, Dio preparò un vento afoso da est e il sole picchiò sulla testa di Giona che si sentì svenire e chiese di poter morire. Egli disse: “È meglio per me morire che vivere”.
Ma Dio disse a Giona: “È giusto che tu ti arrabbi per il cespuglio?”. Ed egli rispose: “Sì, tanto arrabbiato da morire”. Allora il Signore disse: “Ti preoccupi del cespuglio, per il quale non hai faticato e che non hai coltivato; è nato in una notte ed è morto in una notte. E non dovrei forse preoccuparmi di Ninive, quella grande città in cui ci sono più di centoventimila persone che non distinguono la loro mano destra dalla sinistra e molti animali?”.
Riflessione
Che viaggio è stato quello di Giona verso Ninive! Il miracolo della sua sopravvivenza nella balena impallidisce in confronto a ciò che accadde dopo. Giona entrò nella grande città di Ninive e con otto parole convertì l’intera popolazione. “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”. È il sermone più breve e più efficace che sia stato registrato. “Il popolo di Ninive credette a Dio; proclamò un digiuno e tutti, grandi e piccoli, si vestirono di sacco”.
Ninive si pente, Dio risparmia Ninive e Giona è incandescente di rabbia. Per i lettori moderni, la storia del pesce è difficile da assimilare; per noi è più facile accettare la grandezza della misericordia di Dio verso Ninive. Per Giona è stato il contrario.
Non fu la codardia a far fuggire Giona dalla chiamata iniziale di Dio. Non voleva andare a Ninive perché conosceva la potenza della sua predicazione e temeva la possibilità che gli odiati Assiri lo ascoltassero e fossero risparmiati.
Per noi, immersi nel culto dell’individuo, è molto facile immedesimarsi in Giona. Aveva un talento straordinario, ma voleva essere lui a decidere come utilizzarlo al meglio. È difficile per noi, come lo è stato per Giona, accettare che a volte il nostro ruolo non sarà al centro della scena.
Giona era molto restio all’idea di spendere il suo talento in questo modo particolare. Il suo paesaggio spirituale era circoscritto e limitato come il ventre della balena. Pur ritenendo la propria liberazione perfettamente accettabile, non voleva che Dio estendesse la stessa generosità a persone che giudicava immeritevoli. Giona ridusse Dio a una divinità tribale, proprietà esclusiva del suo popolo. Il suo popolo, e solo il suo popolo, è il centro dell’amore e dell’attenzione di Dio. Cerca di costringere Dio nel suo piccolo mondo.
Martin Lutero descrisse splendidamente Giona: “Questo è, a mio avviso, un santo strano e bizzarro che si arrabbia a causa della misericordia di Dio per i peccatori… Non cambia nemmeno quando Dio lo punisce per la sua rabbia irragionevole… eppure è il caro figlio di Dio. Chiacchiera in modo così disinibito con Dio come se non avesse minimamente paura di lui, come in effetti non ne ha; si confida con lui come con un padre”. Forse è questo il segreto della pazienza di Dio con Giona. Per quanto rigido e bisbetico, Giona è comunque onesto e coraggioso, non teme di entrare in un vero dialogo con Dio. È obbediente in azione, ma non cerca di fingere di essere conforme nel suo cuore. È completamente fedele a se stesso.
Preghiera
Signore, concedimi il coraggio di parlare direttamente con te di qualcosa che mi pesa nella mente in questo momento.
Amen
Gloria a te, Padre, fonte di tutto l’essere,
a te, Gesù, Verbo fatto carne,
a te Spirito Santo, Consolatore,
come era prima dell’inizio del tempo,
è ora e sarà nel futuro.
Amen.