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QUALCOSA SU CUI RIFLETTERE E PREGARE QUESTA SETTIMANA
Preghiera per celebrare le vite dei nostri defunti
Novembre è un mese in cui si prega per i nostri morti e in cui si celebriano le loro vite. Abbiamo ricordi di coloro che ci hanno preceduto. Abbiamo un tesoro di bei ricordi di familiari affettuosi e forse qualche ricordo doloroso di separazione e riconciliazione; ci sono ricordi della scuola, del quartiere e di innumerevoli piccole gentilezze.
In punto di morte, possiamo guardare indietro e vedere che molte cose inaspettate nella vita sono valse la pena e ci hanno portato felicità, anche se in quel momento sono state difficili. La nostra fede ci aiuta a gestire i ricordi dolorosi degli altri, sia che ci manchino sia che rimpiangiamo una parte della nostra relazione con loro. Ora sono con Dio e con la pienezza dell'amore, forse con il pentimento per i difetti, i peccati e le mancanze. Con Dio vivremo per sempre nella nostra forma migliore.
Una lettura funebre molto popolare è quella dell'Ecclesiaste, "il tempo per ogni cosa". Il momento della morte non è una nostra scelta. Non è che Dio abbia pianificato la data della morte, piuttosto il corpo ha il suo "orologio" e può durare solo fino a un certo punto. In quel momento Dio è vicino, molto vicino, vicino a darci il benvenuto a casa.
La liturgia funebre ricorda con gratitudine la vita di una persona, ma affronta anche la domanda: dove si trova ora? Tutto ciò che possiamo dire è che vedremo Dio faccia a faccia e, in qualche modo misterioso, saremo uniti a tutti coloro che abbiamo conosciuto e amato sulla terra.
A ogni funerale ognuno di noi può portare con sé qualcosa che ha ricevuto dalla conoscenza della persona morta: l'aiuto, le preghiere, l'amore. Anche nella tristezza possiamo uscire dai nostri rituali funebri e rispondere alla domanda: "In che modo questa persona ha migliorato la mia vita?".
Donal Neary SJ, Il Messaggero del Sacro Cuore, novembre 2023
Ricordiamo che in questo momento...
Preghiamo per il nostro neoeletto Papa Leone IV affinché il suo regno come Vicario di Cristo sia caratterizzato da un umile servizio al popolo di Dio, come uno dei suoi titoli pontificali, Servo dei Servi di Dio, esprime in modo così appropriato.
Facciamo eco al suo accorato appello per la pace, raccogliendo il suo grido con convinzione: “Mai più guerra!”.
Papa Leone ha scelto come motto una frase profondamente radicata nella sua tradizione agostiniana: “Nell’Uno, siamo uno”.
Questa potente affermazione trova la sua fonte nella riflessione di Sant’Agostino sul Salmo 127:
“Cristo – capo e corpo – è un solo uomo. E qual è il corpo di Cristo? La sua Chiesa. Anche se noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno. Siamo molti e siamo uno, perché siamo uniti a Lui e se il nostro capo è in cielo, le membra lo seguiranno”.
Siamo chiamati a vivere come un unico corpo in Cristo. Che le nostre azioni di ogni giorno ci spronino verso questa unità divina.
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