Domenica della terza settimana di Avvento (Domenica Gaudete): E il santuario risuonò
Presenza
Mi fermo un attimo e penso all’amore e alla grazia che Dio mi dona: Sono creato a immagine e somiglianza di Dio; sono la dimora di Dio.
Scritture
Siracide 47:8-10
In tutto ciò che faceva [David] ringraziava
il Santo, l’Altissimo, proclamando la sua gloria;
cantava lodi con tutto il cuore,
e amava il suo Creatore.
Metteva dei cantori davanti all’altare,
per fare una dolce melodia con le loro voci.
Dava bellezza alle feste
e ne organizzava i tempi durante l’anno,
mentre lodavano il santo nome di Dio
e il santuario risuonava fin dal primo mattino.
Il primo libro delle Cronache elabora questo passo:
Così tutto Israele portò su l’arca dell’alleanza del Signore con grida, con suono di corni di montone e di trombe, di cembali, con suono di cetre e di arpe (1 Cron 15:28).
Riflessione
I santuari delle nostre chiese, anzi dei nostri corpi, non “risuonano più dal primo mattino”. Quando mai qualcuno di noi ha pensato di lodare Dio con “danze e salti” come fece Davide? Quando è stata l’ultima volta che abbiamo cantato e fatto melodia al Signore con tutto il cuore, come raccomanda Paolo nella sua lettera agli Efesini? O “battere le mani” o “gridare di gioia” come descrive il Salmista? Tendiamo a considerare questo tipo di culto come primitivo, antiquato. Sebbene siamo stati creati con anima e corpo, l’uomo moderno è disincarnato nel suo rituale. La risata e il gioco sono particolarmente assenti dal nostro culto, nonostante il fatto che siamo stati creati giocosi. La saggezza, la prima di tutta la creazione e la gioia infinita di Dio secondo i Proverbi, era “in gioco ovunque su [God’s] terra”.
Il culto per molti di noi è una cosa di una serietà plumbea; per i nostri figli è troppo spesso un tedio incomprensibile. Se qualcuno gridasse con gioia alla presenza del Signore nel tabernacolo, l’Arca dei nostri tempi, verrebbe messo fuori dalla chiesa molto rapidamente!
Eppure è il bambino che è in noi che può vivere davvero in uno stato di divenire, senza essere ostacolato dal passato, sempre aperto alla crescita e al cambiamento. È il bambino che è in noi che riesce a percepire ciò che Meister Eckhart chiama la perfezione e la stabilità dell’eternità, dove non c’è né tempo né spazio, né prima né dopo, “ma tutto presente in un nuovo e fresco momento di primavera, dove i millenni non durano più di un battito di ciglia”.
È il bambino che è in noi che può essere veramente aperto al costante invito di Dio a rinascere, a far parte della creazione che è essa stessa costantemente ricreata. È il bambino che c’è in noi che può entusiasmarsi per il senso di vicinanza alla fonte di tutta la creazione. Senza un senso di meraviglia, la nostra lode a Dio sarà sterile.
Preghiera
Signore, è troppo facile vivere nel mondo creato come in una capsula trasparente – vedendo, ma non sentendo alcun senso di identità con la creazione. Ci sono state così tante volte in cui non ho avuto la sensazione di essere costantemente alla presenza del Creatore, né tantomeno di appartenergli; non ho avuto alcun senso di interconnessione con il resto della creazione. Ho scivolato lungo la superficie della terra che gira, senza mai ascoltare il suo battito cardiaco. Oggi, mentre si avvicina la data della tua nascita, con la gioia nel cuore, pregherò due dei grandi Salmi di Davide, il Salmo 63 e il Salmo 100.