Giovedì della terza settimana di Avvento: Il campo di forza del passato
Scrittura
Luca 17: 29-33
Nel giorno in cui Lot lasciò Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li distrusse tutti; sarà così nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà rivelato. In quel giorno, chiunque si trovi sul tetto della casa e abbia delle cose in casa non deve scendere per portarle via, e allo stesso modo chiunque si trovi nei campi non deve tornare indietro. Ricorda la moglie di Lot. Chi cerca di rendere sicura la propria vita la perderà, ma chi perde la propria vita la conserverà.
Riflessione
Il libro della Genesi descrive la distruzione della città di Sodoma. Il nipote di Abramo, Lot, viveva a Sodoma da diversi anni. Un angelo fu mandato da Dio a Lot, su richiesta di Abramo. L’angelo disse a Lot e alla sua famiglia di fuggire per avere salva la vita.. Per nessun motivo e in nessun punto avrebbero dovuto fermarsi e guardare indietro. La moglie di Lot non poté resistere a guardare la città in fiamme. Ella fu pietrificata per sempre nell’atto di girarsi. Sembra un atto brutale di punizione per un reato relativamente minore.
Le parole di Gesù sopra riportate gettano una luce diversa sulla storia.
La rovina della moglie di Lot fu il suo rifiuto di credere che l’abbandono di Gomorra fosse – per lei – il giorno della salvezza. Il “giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà rivelato” non è necessariamente l’ultimo giorno, né del mondo né della nostra vita. Può essere un momento in cui la volontà di Dio ci viene chiarita. Per la moglie di Lot, il giorno in cui lasciò Sodoma fu per lei “il giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà rivelato”. Ora sapeva inequivocabilmente che la vita che aveva vissuto a Sodoma era distruttiva. Ha sentito le parole di avvertimento, ma chiaramente non ci ha creduto. Lot aveva paura del futuro, ma sua moglie aveva paura di lasciarsi alle spalle il passato e questo era il pericolo maggiore. Nel tentativo di mantenere la sua vita come la conosceva, ella perdette tutto.
L’influenza del passato è più pericolosa quando ci vediamo plasmati da forze passate al di là della nostra volontà e della nostra comprensione. “L’esperienza del mio passato mi ha reso quello che sono oggi”, ci diciamo. “La mia visione del mondo è stata determinata per me. Per quanto mi piacerebbe, non posso guardare la vita in modo diverso”. Forse la moglie di Lot si disse qualcosa del genere: “Questo è tutto ciò che so della vita. Non posso lasciarla”. In questo modo giustifichiamo la nostra inazione, le nostre distrazioni, il nostro rifiuto di lasciar andare gli attaccamenti, i risentimenti, i sensi di colpa o la paura. Il nostro sguardo è inesorabilmente rivolto all’indietro. Tuttavia, dobbiamo ricordare che, anche se non siamo in grado di cambiare i nostri sentimenti, possiamo cambiare il nostro modo di agire.
Il grande filosofo ebreo Martin Buber disse: “L’unica cosa che può diventare destino per una persona è la credenza nel destino; perché questo sopprime il movimento di svolta….. essere liberati dalla credenza che non c’è libertà è davvero essere liberi”.
Per ognuno di noi c’è un “giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà” in una chiamata al pentimento, alla crescita, alla trasformazione. Se vogliamo ascoltare questa chiamata e avanzare nel nostro viaggio, dobbiamo uscire da una situazione in cui ci sentiamo a nostro agio, che e’ la vita che conosciamo, ed entrare nell’avventura che ci propone ciò che sta per accadere. Non possiamo fare un viaggio se siamo rivolti all’indietro.
Preghiera
Signore, aiutami a sapere che la mia vita è un concentrato di azione che scorre liberamente e che l’unica cosa che può fermarmi è la convinzione di non essere libero. Dammi la grazia di abbracciare la crisi nel senso originale del termine come un punto di svolta – qualcosa da accogliere piuttosto che da temere, qualcosa che il filosofo Ivan Illich ha descritto come “il meraviglioso momento in cui le persone diventano consapevoli delle loro gabbie autoimposte e della possibilità di una vita diversa”.