Cosa vuoi o desideri veramente

Abbiamo molti desideri; vogliamo sempre cose che pensiamo ci rendano felici, ma spesso non sono i nostri desideri più profondi. I miei desideri più profondi non riguardano ciò che voglio. I desideri spesso provengono dalla “superficie” e possono essere superficiali. Di solito riguardano “cose”. La domanda più importante riguarda i nostri desideri più profondi, i nostri sogni, ciò che ci porterà alla vera felicità. Vengono da un luogo molto al di sotto della superficie o delle cose superficiali. Vengono da un luogo che a volte non riusciamo nemmeno a capire.

Ignazio diceva che possiamo trovare Dio nei nostri desideri più profondi. È un’affermazione molto forte se la mettiamo in pratica. Trascorrere del tempo a sognare i nostri desideri più profondi potrebbe portarci in uno spazio sacro.

Estratto da Emerging from the Mess di Brendan McManus SJ and Jim Deeds (p.44)

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Dio con noi

Searebbe opportuno fare grande attenzione durante la liturgia e nella lettura della Bibbia per cogliere i numerosi riferimenti riguardanti il fatto che Dio è “con” noi e con gli altri suoi servitori da Lui scelti, in modo da poterne cogliere la piena rilevanza teologica. Questo dovrebbe incoraggiarci ad apprezzare la profondità e tutte le implicazioni del saluto universale, apparentemente semplice, con cui noi cristiani abbiamo una tale familiarità che ci sfugge regolarmente dalla mente senza apprezzarne il significato: “Il Signore sia con voi”. Sentirlo pronunciare dal sacerdote durante la Messa dovrebbe ogni volta farci osservare: non è solo una benedizione, è contestualmente anche una sfida. Come vediamo in tutta la Bibbia, implica un precedente incarico particolare consegnato personalmente da Dio. Dovrebbe ricordarci che Dio promette di essere sempre “con noi”, come Gesù risorto ha promesso ai suoi discepoli (Matteo 28:20), a prescindere – o addirittura a causa – delle nostre inadeguatezze, affinché Dio possa realizzare attraverso di noi ciò che ci sta chiedendo in questo momento della nostra vita. Questo è il punto.

Estratto da Spazio sacro: Il Compagno dei gesuiti irlandesi (p.68)

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Mantenere la fede

dimenticando Negli ultimi anni la religione si è guadagnata una meritata cattiva stampa, ma temo che nella nostra società sempre più secolarizzata stiamo rifiutando troppo facilmente alcune delle visioni e dei paradigmi della fede cristiana, dimenticando che ha costituito le fondamenta della nostra civiltà per oltre 2.000 anni.

Credo sia opportuno ricordare alle persone che una profonda fede religiosa può cambiare radicalmente la vita in meglio e che può anche sostenere individui e famiglie in momenti di grande sofferenza e angoscia. È altrettanto importante ricordare a noi stessi che l’abuso e lo svilimento della religione possono essere essi stessi causa di immenso dolore.

Spero che raccontando parte della mia storia, con le nuove conoscenze acquisite grazie a una lunga esperienza di vita e di lavoro durante gli sconvolgimenti qui e altrove, possa aiutare altre persone a comprendere meglio le pressioni e le realtà di una società divisa, attraverso gli occhi di un giovane ragazzo che è diventato giornalista e ha raccontato decenni di uno dei conflitti più spaventosi della recente storia anglo-irlandese.

Estratto da Mantenere la fede di Alf McCreary (pp12-13)

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Andare nei luoghi bui e deserti

Tutti noi, a volte, facciamo esperienza dell’oscurità nella vita. L’oscurità arriva in quei luoghi in cui le nostre ombre ci fanno inciampare. Per alcuni, quelle sono ombre di rabbia, di perdono o di malessere. Per altri, le relazioni spezzate o le preoccupazioni finanziarie potrebbero essere le ombre che dimorano nei luoghi bui e deserti.

È affrontando il buio e il vuoto esistenziale che possiamo vedere la realtà che i nostri problemi, anche se a volte sembrano grandi per dimensione o rilevanza, non sono mai la totalità della storia. Per me, rallentare e recuperare la regolarità della preghiera e della meditazione, invece di portarmi in un luogo di angoscia e rovina, mi conduce in un luogo di guarigione. È un luogo di incontro con la realtà, di incontro con Dio.

Estratto da Emergere dal disordine di Brendan McManus SJ e Jim Deeds (p.21)

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Ferite e servizio trasformati

Nella mia esperienza di perdono di coloro che mi hanno del male, ho imparato che le ferite a volte rimangono con me, ma in modo trasformato, proprio come le ferite guarite da Gesù. Ma le cicatrici non sono più solo ricordi di un dolore passato. Le ferite trasformate e guarite possono diventare una sorta di apertura alla relazione compassionevole con gli altri, se glielo permettiamo. In un saggio sul servizio, Rachel Remen dice: “Quando serviamo, non serviamo con la nostra forza; serviamo con noi stessi e attingiamo da tutte le nostre esperienze. I nostri limiti servono, le nostre ferite servono; anche la nostra oscurità può servire. Il mio dolore è la fonte della mia compassione; la mia ferita è la chiave della mia empatia”. Le ferite di Gesù non ci danno solo la fede nella risurrezione. Possiamo prendere a modello Gesù e la sua disponibilità a lasciarsi toccare le ferite in un modo che ci aiuti a sviluppare le nostre relazioni con gli altri e a portare la guarigione anche a loro.

Estratto da The Ignatian Guide to Forgiveness di Marina Berzins McCoy (pp. 90-91)

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Il capolavoro della creazione

Le intuizioni della scienza sul cosmo ci arrivano massicce e veloci. La nostra generazione è stata investita da intuizioni sulla storia e sulla struttura della creazione che erano state nascoste ai nostri predecessori. Questa nuova conoscenza ci aiuta a comprendere l’opera artistica di Dio, ad apprezzarla adeguatamente e a relazionarci amorevolmente con il suo creatore. La creazione è l’auto-rivelazione di Dio e noi abbiamo molto da imparare da essa. Allora potremo partecipare in modo più efficace alla co-creazione e al restauro del capolavoro divino.

Estratto da Sacred Space The Companion di The Irish Jesuits (p.67)

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Appartenenza

‘Proprio grazie alla sua esperienza di vita, Sant’Ignazio di Loyola vide con grande chiarezza che ogni cristiano è coinvolto in una battaglia che definisce la sua vita. È una lotta per superare la tentazione di chiudersi in se stessi, in modo che l’amore del Padre possa trovare casa in noi. Quando facciamo spazio al Signore che ci salva dalla nostra autosufficienza, ci apriamo a tutta la creazione e a ogni creatura. Diventiamo canali della vita e dell’amore del Padre. Solo allora ci rendiamo conto di cosa sia veramente la vita: un dono del Padre che ci ama profondamente e desidera che apparteniamo a lui e gli uni agli altri”. Papa Francesco

Estratto dalla prolusione a First Belong To God di Austen Ivereigh

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Rabbia

La rabbia è un’emozione volatile e incendiaria; può esplodere rapidamente, dominare facilmente il nostro pensiero e prendere il sopravvento sulla nostra mente e sulle nostre azioni, fino a manifestarsi in modo rude, maligno e dannoso. Il problema è che se usato in modo scorretto viene dirottato dalle nostre emozioni e non utilizzato per il piano di Dio.

Se lo scopo della rabbia è quello di riparare a un torto, allora dobbiamo fare attenzione a usarla in modo appropriato e accertarci che sia indirizzata al problema. Molte persone finiscono per essere gravati da enormi quantità di rabbia inespressa a causa di ferite reali o percepite, oppure finiscono per sfogarsi contro chiunque o qualsiasi cosa si metta in mezzo (vedo rosso e mi lascio andare, così tutti intorno a me sentono la rabbia).

Pregare con rabbia è estremamente difficile a causa dell’enorme numero di emozioni in gioco.

Estratto da Deeper Into The Mess: Praying Through Tough Times di Brendan McManus SJ and Jim Deeds (p.61)

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Il valore dell’interiorità

“c’è un messaggio particolarmente saliente che Ignazio può darci: il grande valore dell’interiorità. Mi riferisco a tutto ciò che ha a che fare con la sfera del cuore, dell’intenzionalità profonda, delle decisioni prese dall’interno”.

Il Cardinale Carlo Maria Martini SJ

… l’interiorità è l’antidoto a molte cose insidiosamente distruttive nella nostra società contemporanea. La secolarizzazione della cultura, il ritmo frenetico della vita, la pressione della competizione, la seduzione del consumismo… queste e altre influenze plasmano il nostro modo di vivere. Anche la qualità delle nostre relazioni più preziose è spesso messa a rischio. Siamo portati a vivere in modo senza approfondire, sulla superficie delle cose, perdendo il contatto con il nostro io più profondo e autentico.

Estratto da Sacred Space The Companion di The Irish Jesuits (pp.14-15)

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Riflessione e apprendimento

Il filosofo Socrate parlava di vivere in modo riflessivo. Questo atteggiamento lo ha messo nei guai. È più facile assecondare la corrente e non fare onde. Tuttavia, senza riflessione non si cresce. Ignazio di Loyola propone la riflessione come stile di vita. Imparare dall’esperienza è stato fondamentale per lui, ma applicare tale apprendimento è stato ancora più importante. Senza riflessione non c’è modo di andare avanti. Rimaniamo bloccati in una routine. Rimaniamo intrappolati in una rigida visione del mondo sia a livello personale che comunitario, e questa visione ci ispira decisioni sbagliate che hanno un impatto negativo su noi stessi e sul nostro mondo. Prima o poi rimaniamo bloccati nelle nostre abitudini, incapaci di adattarci al cambiamento. Ignazio ci ha fornito utili strategie per una riflessione strutturata che copra tutti gli ambiti della vita. Per Ignazio, lo slogan cartesiano “Penso, dunque sono” potrebbe essere meglio ridefinito con “Imparo, dunque sono”.

Estratto da “Reimagining Religion: A Jesuit Vision” di Jim Maher SJ (p.12)

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